Nuovo Decreto Sicurezza: cosa cambia per la cannabis light in Italia
Con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Sicurezza, approvato a marzo 2025, si riaccende il dibattito intorno alla cannabis light e alla sua regolamentazione in Italia. Il provvedimento, che mira a rafforzare il contrasto alla microcriminalità e al consumo di sostanze stupefacenti, introduce una serie di novità che rischiano di avere ripercussioni importanti anche sul settore legale della canapa industriale.
Cannabis light nel mirino?
Sebbene il decreto non citi esplicitamente la cannabis light, alcune norme potrebbero impattare direttamente il comparto. In particolare, il provvedimento prevede un inasprimento dei controlli su prodotti contenenti cannabinoidi, inclusi quelli con THC inferiore allo 0,5% (soglia prevista dalla legge 242/2016 sulla canapa industriale).
Il testo apre alla possibilità per le forze dell’ordine di sequestrare prodotti a base di cannabis light in caso di sospetta pericolosità o ambiguità sull’uso finale. Questo alimenta preoccupazioni tra produttori e rivenditori, che temono un ritorno a una fase di incertezza normativa già vissuta in passato.
Cosa dice la legge oggi
Ricordiamo che la cannabis light è legale in Italia se contiene una percentuale di THC inferiore allo 0,2%, con una tolleranza massima dello 0,6% in campo, come stabilito dalla normativa europea e recepita in Italia dalla legge 242. Tuttavia, la mancanza di una regolamentazione chiara sull’uso finale (es. infiorescenze vendute per "uso tecnico") lascia spazio a interpretazioni soggettive, spesso utilizzate per giustificare sequestri o chiusure di attività.
Il rischio per un intero settore
Il settore della cannabis light in Italia conta migliaia di addetti, tra coltivatori, trasformatori, distributori e rivenditori. Un giro d'affari in crescita che ha contribuito alla riqualificazione di territori agricoli, alla creazione di nuove imprese e a un maggiore interesse verso produzioni sostenibili.
Con il nuovo decreto, però, si teme un effetto "chilling" sugli investimenti: molti operatori stanno già valutando l’ipotesi di trasferire le attività all’estero o ridurre la produzione, in attesa di chiarimenti normativi.
La necessità di una legge chiara
Il punto cruciale rimane l’assenza di una legge organica sulla cannabis light. Finché non verrà riconosciuto esplicitamente l’uso umano di prodotti a basso contenuto di THC – come tisane, cosmetici, oli e infiorescenze – il settore rimarrà in un limbo. Il rischio è che provvedimenti come il nuovo Decreto Sicurezza, pur nati con altri obiettivi, finiscano per penalizzare un comparto legale, innovativo e sostenibile.
In attesa di chiarimenti ufficiali, è fondamentale per gli operatori del settore restare informati e uniti. Serve un confronto trasparente tra istituzioni, associazioni di categoria e comunità scientifica, per tutelare chi lavora nel rispetto della legge e promuove un nuovo modello di economia verde.
Il nostro impegno: Green Majesty dalla parte della filiera
In questo contesto di instabilità, Green Majesty continua a sostenere con forza una filiera della canapa trasparente, sicura e rispettosa della legge. Crediamo che la cannabis light rappresenti non solo un'opportunità economica, ma anche un simbolo di progresso verso un modello produttivo più verde, consapevole e innovativo.
Ogni giorno lavoriamo per offrire prodotti di qualità, testati e conformi alle normative, promuovendo la cultura della canapa in modo serio e responsabile. E lo facciamo a fianco di agricoltori, rivenditori e consumatori che come noi chiedono solo una cosa: chiarezza e regole certe.