UNA FIBRA DI QUALITA’
Che la fibra di canapa sia conosciuta come la più forte e duratura fibra del regno vegetale, lo si sapeva già dall’antichità.
Dai numerosi ritrovamenti archeologici, da testi che indicavano il suo utilizzo e dalle grosse quantità di fibra di canapa prodotte in quasi tutto il mondo, detiene tutt’ora il suo primato, proprio perché si presenta più morbida e più assorbente del cotone grazie alla sua resistenza e alla sua capacità di conservazione nel tempo.
Pare che i primi usi come fibra risalgono addirittura al XXVII secolo a.C., mentre nel “Columbia History of the World” possiamo leggere come i primi tessuti conosciuti erano fatti presumibilmente canapa coltivata già fin dall'ottavo secolo a.C.
A tale data infatti, risale il più antico manufatto umano, un pezzetto di tessuto di canapa scoperto nella zona di Catal Huyuk, in Mesopotamia. Dallo stesso secolo, risalgono anche alcuni frammenti di vasi di terracotta trovati nell'isola di Taiwan e decorati con strisce di canapa pressate nella creta.
I vestiti di canapa perciò, sono stati comunissimi in Europa centrale e meridionale per centinaia di anni. Anche i Frigi, popolazione della Turchia occidentale che dominò gran parte dell'Asia Minore tra l'VIII e il VII secolo a.C., la usavano per farne tessuti: testimonianza sono i resti ritrovati nei pressi di Ankara, nei tumulu funerari di Gordion.
Anche in Italia, uno dei maggior agronomi bolognesi del seicento, Vincenzo Tanara, testimoniò la vitalità economica della canapa attraverso una accurata descrizione della tecnica colturale.
Presentando un interno legnoso ad alto contenuto di cellulosa, superiore al comune legname, la rende utile nel campo delle applicazioni industriali; è possibile produrre carta, materiale assorbente, materie plastiche biodegradabili, materiale da costruzione e tessuti.
Nel 1916, a favore per la sua lavorazione, fu brevettata da Schlichten una macchina chiamata “decorticatore”, in grado di separare le fibre della canapa dalla polpa. Strumento utilizzato in passato anche dai nostri nonni per la lavorazione.
Estremamente utilizzata in virtù della propria resistenza, in passato nella carta e nel cordame utile per le navi, ha trovato spazio nel tempo anche per la produzione di tessuti ad uso prettamente domestico, dalle tovaglie alle lenzuola, dalla biancheria intima agli abiti; scelta proprio perché invecchiava meno rispetto ad altri tessuti.
Ma oltre alla sua resistenza, la canapa, sembra anche essere un ottimo assorbente per l’umidità, grazie alle sue grandi cavità interne e alla grande capacità di dispersione del calore, per cui i tessuti rimangono caldi d’inverno e freschi d’estate. Inoltre assorbe poco gli odori, è anallergica e presenta una maggiore protezione ai raggi UV rispetto ad altri materiali in commercio.
E se paragoniamo la canapa con il cotone, in termini di produzione, otterremmo enormi vantaggi.
Si! Perché il cotone necessita del doppio del terreno necessario alla canapa per produrre circa il 250% in più di fibra e ottenendo meno di un terzo dell’acqua, mentre il cotone richiede circa 1.400 litri per ogni chilogrammo che si intende produrre.
Tanto si può dire sull’uso dei pesticidi. La produzione di cotone in tutto il mondo utilizza circa il 25% dei pesticidi utilizzati per altre colture, a differenza della canapa che non ne ha bisogno.
Non vorrei che consideraste questi dati come rifiuto verso le piantagioni di cotone, ma solo per voler sottolineare gli aspetti positivi che la canapa potrebbe offrire riducendo le quantità di produzione del suo e più commerciale competitor.
Ad esempio, per quanto riguarda la produzione di abbigliamento come T-shirt, cardigan o calze, la canapa viene spesso utilizzata insieme al cotone biologico e alla lana, per dare maggiore morbidezza ed elasticità ai capi.
Grazie alle sue naturali proprietà coloranti, la canapa gode anche di ben trentasei tonalità di colore ottenibile, stimolando quindi, la creatività di chi vuol far uscire un capo fresco, innovativo e vendibile.
Davvero un peccato però poter far solo riferimento al mercato estero per l’acquisto di fibra (soltanto da pochi anni e grazie alla legge n.242/16 in Italia si hanno molte colture di canapa industriale in più rispetto a tanti anni fa).
Soltanto in passato ormai quasi remoto, intorno agli anni ’50, data l’alta qualità di canapa prodotta, divenimmo il secondo produttore mondiale, dopo la Russia e successivamente il primo fornitore della di cordame ad uso bellico per la marina britannica.
Oggi, il maggior produttore e lavoratore del mondo della fibra di canapa è la China, a seguire Est Europa e Africa, mentre in altri Stati come Cile e Perù, nel Sud America, le coltivazioni di canapa alimentano solo l’artigianato locale.