LIBERIAMOCI DAL PROIBIZIONISMO
Era il 1995, quando per la prima volta, il leader dei radicali Marco Pannella, decise di regalare circa duecento grammi di hashish ad Alda D’Eusanio, nel corso della trasmissione televisiva “L’Italia in diretta”.
Non oso immaginare la faccia stupita di coloro che quel programma, lo stavano guardando.
Quello stupore, incredulo e diffidente di chi è spesso vittima di una società che non osa mettersi nei panni dell’altro, giudicante e bendata dal suo retaggio culturale.
Un gesto atto a smuovere le coscienze, un gesto forte, di ribellione quello di Pannella, contro un sistema sordo e che ancora oggi insegue un politica defunta, logora e che ha bisogno di rinnovamento.
Il clima proibitivo degli anni ‘90 in Italia, è stato segnato dalle leggi più aspre in tema di possesso, detenzione e coltivazione sulla cannabis.
A tale proposito ci fu la famosa legge “Fini-Giovanardi”, che condannava aspramente anche minime quantità ad uso personale, infliggendo a tal proposito, pene e reati fuori da ogni logica e contro ogni principio di violazione della libertà personale (la legge fu dichiarata in seguito anticostituzionale).
Ma l’aria politica che si respirava all’epoca non è molto diversa da quella di oggi.
Le politiche “a destra” hanno da sempre difeso la loro contrarietà riguardo le tematiche sulla legalizzazione delle droghe leggere, ma dall’altra parte, nessuna politica a riguardo è stata intrapresa da coloro che vedono nella legalizzazione della cannabis, un’opportunità per il nostro Paese.
Uno spiraglio di luce c’è stato dato nel 2016, grazie alla legge n.242/16 ovvero quella che regolamenta il settore della “cannabis light” in Italia.
Ma nonostante l’emanazione di una legge che andasse a favore di coltivatori e rivenditori del settore, questi ultimi si sono ritrovati a dover affrontare perquisizioni, sequestri e processi penali.
Questo perché come sempre più spesso accade, i vuoti normativi o le interpretazioni giuridiche sono soltanto teatro di confusione e speculazione burocratica.
Se da una parte, la stessa legge, regolamenta e definisce i processi che riguardano il canapicoltore, dall’altra parte manca un’ esplicita chiarezza sulla commercializzazione del prodotto finito, ovvero il fiore di canapa ed i suoi derivati.
Ed è stato proprio questo ad infliggere sul settore seri danni, poiché molti operatori si sono ritrovati a fare i conti con folli spese giudiziarie.
Per non parlare della televisione e dei media, che hanno fatto nell’ultimo periodo della canapa un inchiesta, accendendo riflettori inopportuni, travisando probabilmente verità scomode.
Tutto questo ha limitato il mercato, che ha visto, almeno agli inizi, una crescita voluminosa ed esponenziale, cui ha incoraggiato numerosi giovani e non, verso un’attività di impresa totalmente nuova ed eccitante.
Di fatto oggi, molte aziende in questo settore, vantano circa la metà dei numeri rispetto al passato, e se non si fa un passo in avanti, nella giusta direzione per salvaguardare milioni di lavoratori, il mercato della “cannabis light” sarà sempre più limitato e poco appetibile dal punto di vista finanziario.
Ora mi viene da chiedere: se queste sono le basi per una futura legalizzazione in Italia, cosa ci possiamo aspettare in un futuro prossimo?
Di sicuro un cambio di rotta, che parta dalle istituzioni fino ad arrivare al cittadino, consentendo e informando adeguatamente il consumatore sull’applicazione e assunzione di tale sostanza. E di esempi ne abbiamo già diversi.
Possiamo prendere in considerazione un modello di legalizzazione come quello adottato in Canada, Spagna, Olanda e tra non molto anche da quello tedesco?
Abbiamo già un disegno di legge depositato alla camera, ovvero dlg Magi-Licatini, che depenalizza la coltivazione domestica con un possesso minimo di 4 piante ad uso personale oltre a prospettare la riduzione delle pene per i fatti di lieve entità riguardanti la cannabis.
Numerosi attivisti del settore hanno espresso un parere favorevole e positivo sul percorso da intraprendere, concentrandosi dapprima con un referendum apposito ma che venne bocciato poiché andava a modificare una legge dove erano presenti altre sostanze, rispetto alla sola cannabis. Mentre ora è già in corso l’acquisizione di nuove firme per chiedere l’avanzamento della proposta di legalizzazione.
La vedo dura dal punto di vista politico, in quanto con l’attuale governo Meloni e la sua maggioranza di governo, non credo che questo cambiamento possa avvenire in tempi brevi.
Nonostante ci sia stata un’inchiesta nel 2018 partita dal giornale l’ “Espresso”, riguardo il versamento al partito “Fratelli d’Italia” di un cifra pari a 200.000€ da parte di alcuni azionisti di una multinazionale americana, già entrata in possesso di una parte del mercato canadese.
Per la politica l’elettorato è fondamentale, ma vogliamo mettere gli ingenti profitti che si ricaverebbero dalla legalizzazione delle droghe leggere? Quali vantaggi, in termini economici e sociali, si svilupperebbero?
Sono domande cui hanno già una risposta, basti guarda come in altri Paesi questo avviene nella piena legalità, con un controllo del consumo e con una partecipazione attiva dei cittadini sull’argomento.